Luigi Maria Corsanico legge “Lascio fare” di Marcello Comitini (Ita – Fr – Eng – Esp)

Ecco che la voce vibrante e profondamente partecipe di Luigi, ma anche la sua grande capacità di rendere con le immagini, fa viva palpitante questa poesia di riflessione sulla vita e sul senso dell’umano. Marcello Comitini – Lascio fare — Letture/Lecturas Il testo in italiano potete leggerlo e ovviamente ascoltarlo sul link soprastante. […]

Luigi Maria Corsanico legge “Lascio fare” di Marcello Comitini (Ita – Fr – Eng – Esp)

5 risposte a "Luigi Maria Corsanico legge “Lascio fare” di Marcello Comitini (Ita – Fr – Eng – Esp)"

    1. La prima poesia che ho letto sul dito della compianta Lio “Liosite” Non voglio vivere come vivono i ciechi
      che pregano il sole senza averlo visto
      e credono che Dio sia il raggio che li carezza
      saggiandone tepore morbidezza e languore.
      Temono il silenzio come temono il rumore
      sentono nel vento lo schiaffo della natura
      e nella tempesta la condanna di Dio.
      Toccano l’acqua come un essere immondo
      che striscia e li avvolge con viscide spire
      e sentono la terra un rifugio sicuro
      un guanciale per ascoltare i battiti del cuore.

      Non voglio vivere come vivono i sordi
      che percepiscono il cuore toccandosi il polso
      e guardano le vene sul dorso della mano
      chiedendosi se il sangue è un fiume che rumoreggia.
      Vedono nelle labbra della persona amata
      schiudersi il vermiglio sull’alabastro dei denti
      e non sapranno mai se la luce che brilla
      è un sorriso schietto o un’ironica smorfia.
      Guardano all’orizzonte tra fiammate di nuvole
      il sorgere del sole, l’uragano che nasce
      e divampa negli occhi assetati di musica
      il desiderio ansioso di una memoria antica.

      Non posso vivere come vivono i muti
      che hanno la gola cieca e sorda la bocca
      che assorbono come spugne il soffio della vita
      e si gonfiano come otri senza vie di fuga.
      Zampogne senza bordoni, tamburi senza suoni,
      eseguono con i gesti pentagrammi di musiche
      e parole che mai leniranno il cuore.

      II

      Posso chiudere gli occhi come fanno
      tutti i poveri al mondo, i cenciaioli,
      con orecchie tappate e labbra strette
      per non sentire le voci che osannano
      al Dio che tutto suo malgrado perdona,
      per non gridare il dolore che morde
      i sogni acciambellati in fondo alla coscienza.

      Voglio morire come muoiono coloro
      che vivono spingendo carrelli della spesa
      colmi di stracci e di speranze miserabili.
      Coloro che, lungo strade di scaffali vuoti,
      lungo corsie di case spente e tutte uguali,
      annegano nel vino che fa dolce il rossore
      piagnucoloso delle loro facce.

      Chiuderò gli occhi, serrerò le orecchie.
      Con le viscere piene del fuoco del liquore
      mi stenderò supino lungo spiagge deserte
      e guarderò le stelle chiuse nel mio cuore.
      Ascolterò le onde che mi lambiscono la mente
      e quando all’orizzonte s’infiammeranno i soli
      chiederò alle farfalle, vanesse, colie, brintasie,
      di coprirmi gli occhi e da dolci amiche
      bere le lacrime che scorreranno
      involontarie sul mio viso.

      Lettura di Luigi Maria Corsanico https://liosite.com/poesie/marcello-comitini-posso-chiudere-gli-occhi/

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      1. Ma mi hai sorpreso, carissimo, GiuMa! Sorpreso molto piacevolmente per esserti ricordato di questa poesia, ma anche molto tristemente per la notizia che mi hai dato sulla scomparsa di Lio. Era una signora amabile che stimavo. Mi dispiace sinceramente.

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